Un'adesione ufficiale, ma soprattutto una condivisione concreta di alcuni valori fondamentali. L'ingresso del Salumificio Mottolini in IVSI, l'Istituto Valorizzazione Salumi Italiani, nasce da una visione comune sugli elementi chiave dell'attività quotidiana di un'azienza che si dedica ai prodotti della tradizione.
Lo spiega bene Emilio Mottolini in un'intervista rilasciata ad Andrea Bertaglio, giornalista specializzato sui temi della sostenibilità: eccone alcuni passaggi fondamentali.
Perché avete deciso di aderire al Manifesto?
Perché i valori del Manifesto IVSI erano già nel nostro DNA. Veniamo da una famiglia contadina, quindi sappiamo cosa vuol dire lavorare, quanto vale il rapporto con le persone del territorio a cui si appartiene. Sappiamo anche quanto sia fondamentale un'azienda più strutturata, con tutte le difficoltà del caso.
Avvertite questi valori come imprescindibili? Se sì perché?
Perché siamo nati come una piccola azienda, progressivamente cresciuta in un territorio a cui teniamo moltissimo. La nostra collaborazione con alcuni colossi ad esempio della grande distribuzione ci permette di vedere come funziona a quei livelli, mentre il nostro radicamento in Valtellina non ci fa perdere di vista le dinamiche di un’azienda a conduzione familiare. Siamo quindi in grado di conciliare il globale con il locale, di portare la Valtellina nel mondo attraverso i nostri prodotti e di far arrivare il mondo qua da noi con iniziative che valorizzino le nostre zone. Una cosa a cui pensavo già dieci anni fa, in realtà: trovare delle opportunità nella globalizzazione, senza però trascurare il proprio territorio.
Qual è fra i sette valori fondanti del Manifesto IVSI quello che vi rappresenta di più e perché?
Fra storia, tradizione, cultura, qualità, sostenibilità e legame con il territorio, direi che quest’ultimo è forse il più forte, così come il contatto stretto con le persone.
Da quando nella vostra azienda avete cominciato a pensare all’importanza di questi valori e ad agire di conseguenza?
Sono almeno dieci anni che diamo importanza a questi valori, anche se agli inizi in modo inconsapevole. Se ci si crede davvero, il passaggio verso la sostenibilità è molto più facile. Prendiamo il biologico: se uno lo fa perché deve farlo perché vende di più, ok. Ma se uno lo fa perché ci crede i prodotti sono diversi, migliori. Quindi al di là di quello che c'è scritto sulle etichette, è importante come si lavora davvero. Perché i risultati si vedono, e i consumatori li apprezzano.
Quali sono i vostri principali progetti nell’ambito della sostenibilità?
La bresaola prodotta con carne valtellinese, l’Originaria, è sicuramente un progetto molto importante, perché al di là del prodotto fatto con materie prime locali coinvolge caseifici del posto e attiva tutta una serie di dinamiche a livello turistico molto importanti per il nostro territorio. Questa bresaola è infatti servita in ristoranti e locali del luogo, oltre che venduta nei nostri supermercati e centri vendita, dove organizziamo degustazioni ed esperienze per i turisti e i visitatori della Valtellina che valgono più di mille pubblicità. Già da parecchi anni abbiamo realizzato un impianto di cogenerazione a gas, quindi stiamo lavorando anche sulla sostenibilità ambientale. Siamo stati fra i primi ad installare pannelli fotovoltaici sui nostri tetti. Abbiamo poi tre supermercati, sempre qui in zona, in cui abbiamo riportato la stessa filosofia e in cui si possono trovare non solo i nostri prodotti, ma anche quelli di molti piccoli produttori locali. Abbiamo circa 150 fornitori, a cui mi piace poter dare una mano.